Get Adobe Flash player

Archivio di Giugno 2012

Chichen Itza : Il giuoco della pelota

Due muri laterali con dei piani inclinati, un lungo terreno . Al centro di ogni muro, un cerchio verticale a qualche metro di altezza.

2 squadre di 6 giocatori e 2 capitani.

Un gioco mitico , una ricerca mistica, un pubblico selezionato composto da preti e nobili.
Una giornata intera di gioco con la palla al termine della quale il vincitore otteneva l’onore di farsi decapitare dal perdente !
[nggallery id=173]

Eliott et Kicco, che giocano alla pelote nei paesi baschi, in questo caso preferiscono essere spettatori !

[nggallery id=172]

Messico !

Dopo 30 ore di mare di cui 4 a 1,5 nodi sul fondo, grazie al Gulf Stream, gettiamo l’ancora a Isla Mujeres.

L’ambiente cambia radicalmente per l’equipaggio che riscopre le gioie della società di consumo « latino » : dei supermercati pieni di prodotti mangiabili, dei negozi dappertutto, dei turisti, molti turisti, dei problemi di sicurezza totalemente assenti a Cuba.

Dopo 2 giorni di formalità e di visite degli ufficiali (agricoltura, dogana, immigrazione, marina …),possiamo infine percorrere l’isola con la macchinina da golf e tuffarci nell’acqua cristallina .

Keliane incontra la sua prima divinità maya, la dea della fertilità. Anche noi d’altronde, ma quello che ci sorprende maggiormente è di vedere il nostro primo limulus… all’acquario, aspettando di vederne nella natura !

[nggallery id=171]

Isla de la Juventud : la corsa al Despacio (permesso di uscita dal territorio)

In rotta verso l’Isla Mujeres in Messico, facciamo uno scalo velore sull’isola della Gioventu’.

Veloce, poiché l’isola ha perso il suo statuto di porto internationale in seguito all’insabbiamento del suo rifugio ! Altrove avrebbero dragato la sabbia, qui hanno destituito il porto ! Dobbiamo quindi continuare la nostra rotta fino a Cabo Sant’Antonio, o forse Maria La Gorda, alla ricerca del nostro timbro di uscita da Cuba.
Veloce, poiché anche secondo la gente del posto, qui non c’è un gran che da vedere, nonostante la grandezza dell’isola, paragonabile alla Guadalupa ! Vi facciamo un breve scalo : 10:30-16:30 , giusto il tempo di vedere il paesaggio modellato dalla coltura degli agrumi, delle banane, del tabacco, l’allevamento e, naturalmente, di fare un giro alla prigione Modelo que accolse i nostri Barbudos, dal 1953 al 1955 : impressionante !
5000 detenuti in 5 stabilimenti circolari, 2 prigionieri per cella ma senza griglie, senza porte, solamente una guardia invisibile al centro …che spara a vista !
[nggallery id=170]

Maria Gorda a 80 miglia : un buco nell’acqua.. Anche qui la guardia ci segnala che il porto non è attrezzato per le formalità di uscita dal Paese e che occorre dirigersi verso Porto Morros.

Porto Morros a 45 miglia, non ha nulla di una marina internazionale : una pessima banchina distrutta e occupata da 3 imbarcazioni , affronta il vento che soffia dal nord a 20 nodi, in una baia agitata dalle onde. Ci accostiamo ad un peschereccio senza età le cui bitte di ormeggio sbadigliano e non vedono l’ora di trovare un riposo definitivo in fondo alla mangrova per porre fine alla loro vita, tranquillamente sepolte in profondità all’interno di un riparo. Raddoppiamo tutti gli ormeggi alla banchina, forniamo delle cime ai nostri vicini e ci ritroviamo a tenere tutta la flotta di Porto Morros incollata al molo.
Siamo lontani da cio’ che chiamiamo comunemente una Marina Internazionale e pertanto SI !
Questo molo perso a più di 150 km dal primo villaggio sperduto all’ovest di Cuba possiede eppure la sua funzione zelata, equipaggiata del famoso timbro. Riempiamo rapidemente le formalità, spendiamo gli ultimi pesos e CUC alla tienda della marina ma senza fare il pieno di gasolio in quanto qui non ce n’è più da parecchie settimane, puo’ darsi da parecchi mesi. 200$ di Coca Cola, di
Ron de Cuba e di Fanta. Nonostante la faccia sconfitta del nostro navigatore Kicco, che avrebbe preferito una notte attraccato a terra, decidiamo infine di lasciare le cime e salutiamo Cuba, direzione il Messico…

3a navigazione notturna …Bye bye Cuba !

Cienfuegos : lo scalo tecnico.

Qui l’avrebbe immaginato di fare uno scalo tecnico a Cuba ?
Il Paese è mantenuto sotto una campana di vetro dall’onnipotente vicino americano . Vicino che non si è ancora del tutto ripreso dalle numerose sconfitte strategiche, politiche o militari, infierite a lui, Goliath, dagli strategici Fidel, Ché, Raoùl e consorti, dirigenti del cosi’ piccolo David, alias Cuba… Ma fu 50 anni fa, perché tenere ancora Cuba sotto imbargo, rinchiusa nel suo scrigno di Revolùcion condita di comunismo ?

Ricordo di questa gloriosa epoca. L’industria deve molto, quasi tutto, agli ingeniosi ingenieri russi. Ma dalla caduta del muro di Berlino, la Perestroïka e lo smantellamento del blocco sovietico, gli anni sono passati. Nonostante che la propaganda sia ben curata, il socialismo comincia a soffocare.

Chi avrebbe dunque immaginato di fare uno scalo tecnico in un paese dove manca tutto, dai pezzi di ricambio d’automobile, ai pannolini, fino all’aspirina!

Salvo che con il nostro volatile ferito, spogliato della sua pala del timone tribordo da un UFO distratto, un tronco d’albero, un relitto, un cetaceo o cos’altro ancora , passiamo dall’idea alla realizzazione, per far si’ che il nostro viaggio possa semplicemente continuare.

A Cienfuegos incontriamo Joël et Odile, entrambi fedeli alla ginnastica locale : riuscire con quasi niente a fare quasi tutto !
Ed è grazie a loro che dopo tre settimane, il nostro fiero veliero ritrova tutto il suo potenziale per percorrere gli oceani e sfoggia nuovamente le sue belle ali acquatique, di cui una tutta nuova, quasi meglio che una originale poiché qui : « ci vuole del tempo, ma quando è fatto, è ben fatto ! »…
[nggallery id=168]

Nel frattempo, abbiamo moltiplicato gli incontri e le scoperte, le avventure… addirittura incrociato la barca dei sogni del capitano, un Class 40 tutto nuovo.
Il mulinello dello strallo ordinato da Pierre e consegnato da Rémi, ha preso il suo posto in testa all’avvolgi-fiocco. E cio’ con qualche sudata , qualche spavento quando il vento sale a 40knots e che lo sciabordio ci spiaccica contro l’inospitale pontile di cemento, con lo strallo disteso …e noi tesi.
[nggallery id=169]

L’indomani della consegna della pala del timone, Boris intende dire que non c’è più resina nella regione. Abbiamo consumato tutta la riserva cubana con la nostra piccola pala da 20kg ?
Non lo sapremo mai ma una cosa è certa : il nostro viaggio puo’ « infine » continuare in direzioe del … Messico.

Hasta la Vista Cuba !