Archivio di Ottobre 2012
Rouatan: l’isola dei contrasti.
Ancoriamo insieme ai nostri compagni di viaggio ai bordi della spiaggia West End e ci immergiamo con pinne e maschera nelle acque calme della barriera corallina. Ecco un bel ritorno nell’acqua salata con un primo bagno tutto colorato. A terra l’ambiente cambia rispetto a Utila: il villaggio e’ pulito e piacevole. Le strade non sono piene di junkies in groppa sui loro cavalli metallici indiavolati. I vicoli non sono bordati da bialere puzzolenti.
Solamente qualche bar accogliente bordeggia la grande passeggiata lungo la spiaggia. Ma questo eldorado per americani solfati manca di sapore.
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Proseguiamo la nostra rotta verso French Harbour, un porto di pesca dove l’armata dei pescherecci maschera difficilmente la miseria degli abitanti. La laguna e’ un deposito di rifiuti e la mangrovia ha, da molto tempo, depositato il bilancio sotto le montagne d’immondizia. Piegate in due nei loro canali, le lavandaie cercano di ridare vita a dei vestii affaticati. Le baracche in secondo piano, umide ed in rovina, rendono l’idea delle pessime condizioni d’igiene che regnano qui.
Ma in mezzo a questo quartiere povero, primeggia il miglior supermercato che abbiamo visto in America Centrale!
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A chi saranno mai destinati questi prodotti di lusso importati ed inaccessibili?
A quel hotel per miliardari impiantato a meno di 500 metri dalle favelas?
A quel ricco proprietario che ha atterrato in elicottero all’estremità della spiaggia privata della sua superba villa, costruita in riva alla laguna?
Probabilmente si, ma che importa, le donne dell’equipaggio ne approfittano per comprare l’introvabile : una padella, del cioccolato Lindt, del formaggio francese e del Parmigiano Reggiano!
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Utila : InUtile dirne di più !
Salutiamo definitivamente il Guatemala e ci lanciamo in tandem con Roxanna verso le acque dell’Onduras. Effettuiamo il nostro primo scalo all’isola Utila, sicuramente interessante per le immersioni e l’ambiente diving, ma per il resto siamo unanimi a dire che non merita soffermarsi più a lungo in questo villaggio piuttosto insalubre e poco rassicurante.
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Back to the ocean !
Alzati all’alba, navighiamo sulle acque calme del Rio Dolce trasportati dalla corrente verso l’oceano (normale, si tratta di un fiume, avete già visto un fiume risalire la corrente? Ah si, avete ragione, su One Pièce!). Ripassiamo davanti alle meraviglie che ci hanno affascinato al nostro arrivo, quando al largo l’uragano Ernesto era minaccioso. Volatili, pescatori, scolaretti ci salutano. I nostri bambini finiscono i loro esami durante questa navigazione tranquilla ed infine ci appare l’orizzonte.
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Con l’equipaggio di Roxanna, effettuiamo le formalità di uscita dal territorio guatemalteco prima di passare l’estuario profondo solamente due metri, più problematico per il monoscafo e la loro chiglia che per noi che peschiamo quattro piedi.
Ci preme infine ritrovare il mare e ci fermiamo a fare un tuffo a Tres Puntas.
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Hasta la vista Guatemala!
Finita l’acqua dolce, le partite di pallavolo nella piscina e le belle serate con gli amici. Finita Fronteras rumurosa e sporca, cosi’ affascinante.
Buongiorno l’acqua salata e l’immensità dell’oceano.
Hasta la vista Guatemala, vamos a Panama !
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FestIzabal : un bel final.
Finiamo in bellezza il nostro giro del lago con una visita al FestIzabal. I bambini organizzano un bel nascondino nel fortino con le ragazzine di Delphis e Roxanna. I grandi approfittanoo della musica e delle danze locali.
Ci ritroviamo tutti difronte all’impressionante partita di pelota maya. Colpi di gomito, colpi di ginocchio, scivolate e giravolte, i giocatori fanno prova di una grande abilità sul terreno fangoso. Aspettavamo tutti con impazienza la decapitazione del vincitore, come ci insegna la tradizione maya, ma le regole sono cambiate dai tempi della grandezza di Tenoctitlan.
Alla partita di pelota segue un gioco di hockey, i giocatori sono vestiti con abiti pesanti, sotto il sole cocente di questo primo pomeriggio tropicale. La palla è infiammata e finisce in mezzo al pubblico mezzo affollato e mezzo divertito.
Abbiamo scoperto a Chichen Itza l’immenso gioco della pelota cerimoniale intimamente legato alla cultura sacrificale azteco-maya. Questa partita grandezza natura conclude in bellezza la nostra visita del mondo maya, per noi è arrivata l’ora di partire dal Guatemala.
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Deny’s beach : la passaggera clandestina!
Questa mattina, abbiamo risalito una riviera immersa nella foresta. Formidabile poter remare tra i fiori, i coccodrilli invisibili, i cactus, le scimmie sospese agli alberi, raccogliere i frutti e improvvisare un pic-nic !
Pero’ questa volta la vegetazione è veramente densa e la progressione non è per niente facile. Eliott e Silvia sono ai remi, Boris con la macetta libera il passaggio alla prua, Kicco e Keliane criticano la navigazione. All’improvviso, ci troviamo di fronte ad un tronco imponente parzialmente crollato , semplicemente ritenuto da alcune liane che lo imprigionano. Appena sfiorato, il tronco di legno mangiato dalle termiti cade in polvere nel gommone, che si ritrova riempito di legna, bestioline e ragni : è difficile gestire la situazione d’emergenza . Ognuno toglie quello che puo’, ma non è facile fare pulizia quando ogni pezzetto di legna si trasforma in segatura appena lo si tocca.
La sera, papà prepara il dinghy per sbarcare a terra alla scoperta di una nuova spiaggia, un nuovo ristorante, un bel luogo : Deny’s Beach. A quattro zampe nella barchetta, si appresta a gonfiare i budini, mettere a posto, pulire, prima di sedersi. Con la mano sfiora un lato ben gonfiato cosi’ come un’enorme tarantola pelosa, anch’essa ben gonfiata, passaggera clandestina imbarcata questa mattina.
Spavento, foto e assassinio precedono un’interrogativo : è imbarcata da sola ?
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Las bocas d’El Rio Polochic
Proseguiamo il nostro giro del lago Izabal visitando uno dei suoi affluenti : il Rio Polochic.
Lasciamo i vascelli ancorati all’imboccatura e risaliamo in scialuppa il corso della riviera.
La vegetazione è densa e vi scopriamo qualche specie sconosciuta : il frutto di una liana, arancione e zuccherino, dei fiori a forma del mulino a vento, delle orchidee. Le scimmie urlatrici amplificano l’aria con le loro basse vibrazioni vocali. Di lontano, le osserviamo risalassarsi sulla cima degli alberi , con le zampe pendolanti da una parte all’altra del loro alto ramo.
E’ tardi, tagliamo il percorso da un’altra via del delta doveincrociamo degli sparvieri magestuosi.
Ci ritroviamo infine tutti a bordo per condividere, chi una pasta, chi del rhum guatemalteco : un’eccellente Zacapa.
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Il paese del Nickel.
Quattro ore di navigazione a motore ci portano a El Estor, curiosamente situato all’Ovest del Lago Izabal. In una borgata guatemalteca che immaginavamo insalubre, o quantomeno fangosa, che si rivela incredibilmente pulita, ben tenuta e ben equipaggiata …. Le larghe strade ben illuminate sono meticolsamente pavimentate. Il municipio è nuovo ed anche le Chiese. Anche i quartieri più isolati sono puliti ed i giardini ben curati, beneficiando probabilmente della manna che rappresenta la mina del prezioso minerale in attività a meno di due kilometri.
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Alle porte d ‘El Paraiso.
Una riviera scottante che si getta con una magnifica cascata in una riviera gelata. Una fossa attorniata da un promontorio naturale alto più di sei metri. Oggi scopriamo …. El Paraiso.
Risaliamo fino alla calda sorgente e ci immergiamo in un bagno di fango rigenerante. Ricoperti di argilla zolfata, ci tuffiamo in seguito uno per uno nell’acqua rinfrescante in basso, nonostante l’apprensione ma spinti dall’effetto del gruppo. Solamente Kicco vincerà la sua paura e riuscirà un salto mortale seguito da un atterraggio facciale incontrollato, ma senza farsi troppo male…
Nonostante la pioggia a catinelle, proseguiamo l’esplorazione del Paraiso. Da un’altura, ci infiliamo in una gola di calcare odorante l’incenso ed il fuoco a legna. Si tratta di un sito sacrale nel quale gli chamani maya vengono onorare le loro divinità con le candele ed i bastonicini profumati. Più avanti, i pippistrelli ci sfiorano i capelli ed i visi mentre accediamo ad una sala nella quale infine possiamo tenerci in piedi. Il suolo è ricoperto di escrementi ed anche noi in seguito al nostro lungo percorso con la pancia a terra. Qui torniamo indietro prima di rischiare di perdersi.
Di ritorno nell’acqua ghiacciata che sgorga dalle profondità della roccia calcarea, ci immergiamo nuotando con la lampada frontale nel ventre della terra. I più temerari raggiungono una cascata sotterranea dopo duecento metri di oscura natazione e controcorrente, tra i pippistrelli affollati : straordinario e selvaggio.
L’avventura termina con un’ultima doccia calda e zolfata. Poiché è già l’ora di rientrare in « chicken-bus », schiacciati come delle sardine !
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