Get Adobe Flash player

Archivio di Novembre 2012

Kuna Yala, ovvero San Blas !

Vasto territorio bordato da un aricpelago non meno estes, il Kuna Yala è gestito dai Kuna , l’unica etnia dell’America Central ad avere conservato la sua autonomia, ai margini di Panama. Le donne scelgono sempre i loro mariti, i Saylas dirigono il congresso giornaliero dove i giovani vengono sempre in canoa ad ascoltare la parola dei loro anziani, i canti della tradizione orale e le notizie delle altre isole. Le famiglie risalgono sempre il fiume per fare il loro bucato con l’acqua dolce, vicino alla sorgente, le noci di cocco sono più che mai protette ed i tucani reali cantano tra un albero e l’altroe. Il governo installa dei dispensari, ma sono sempre i molas(camicie ricamate), i bracciali, i nuchos(statuette) e gli anelli al naso che proteggono i Kunas… Quando cio’ non funziona, il guaritore beve la porzione magica fino a perdere la testa e caccia cosi’ gli spiriti maligni.
[nggallery id=260]
Ma per quanto tempo ancora ? Le giovani generazioni, che ormai studiano a Panama City, si potranno accontentare delle condizioni spartane delle case tradizionali dei loro genitori? La proibizione del matrimonio tra etnie diverse resistera alla tentazione dell’amore pluri culturale o al problema della consanguinità già presente ? La tradizione sarà qui più forte che la modernità ?
Il cellulare ha già invaso le piroghe, la televisione appare nei focolari più agiati e sulle isole meno tradizionaliste, è disponibile il wifi. Per accedere ad alcune spiagge occorre pagare, il dollaro ha rimpiazzato da qualche tempo la noce di cocco come moneta di scambio, altre spiagge più selvagge sono invase da oggetti di plastica ed altra immondizia ! Le lancha trasportano flotte di turisti spinte dai loro potenti motori Yamaha. Le eliche e la plastica rimpiazzeranno ben preso la pagaia e la canoa intagliata dai nonni, a partire dal tronco di un albero secolare.
Il sito è paradisiaco, i 380 îlots propongono spiagge e palmeti bordati da acqua cristallina e calda. Alla barriera corallina si trovano aragoste , king-crabs e dei bei pesci. Gli squali sono presenti, ma dato che siamo nell’arcipelago perfetto, sono inoffensivi !
[nggallery id=261]
Abbiamo la fortuna di fermarsi per qualche tempo qui a Kuna Yala, il paese degli indiani .

Nautitech 453 For Sale

Avete letto bene! Un anno dopo essere partiti a bordo del nostro catamarano, pensiamo già al ritorno.
Il nostro Nautitch 435, infine totalmente equipaggiato per vivere confortevolmente a bordo, tutto vestito a nuovo, pronto per affrontare il Pacifico o continuare a percorrere il mar dei Caraibi, e’ in vendita.

Avviso ai naviganti !

Contact : nautitech435forsale@gmail.com

Arcipelago del Rosario e del San Bernardo.

Partendo da Cartagena, in Colombia, facciamo scalo su due arcipelaghi prima di arrivare alle San Blas, a Panama.

Sull’isola Bajù, Encienago de Cholon, approdiamo in una spiaggia molto piacevole in quanto ombreggiata, ai bordi della laguna, disturbati unicamente dai colombiani che sradicano il fine cordone della duna che rappresenta l’unica protezione all’ecosistema che li fa vivere.

A Rosario, arriviamo probabilmente un po’ tardi. Le case lussuose costruite sugl’isolotti privati cadono in rovina, l’aquario a cavallo sulla barriera corallina è in uno stato pietoso.

A San Bernardo invece, siamo accolti da un tonnetto e percorriamo la magnifica costa a sud di Tintipan. Ci mettiamo alla boa per non rovinare il giardino di coralli , ci immergiamo e visitiamo il luogo. I villeggianti si sono raggruppati in un isolotto artificiale lontano dalla grande isola perforata da canali che abbiamo il piacere di visitare con il gommone, ma che è popolata da zanzare portatrici di malattie.
Come su una grande zattera, a 30 centimetri sull’acqua, gli abitanti dell’isolotto vivono al ritmo delle maree che innondano regolarmente le stradine strette. 800 persone su un’isola minuscola, battono il record mondiale di densità della popolazione, sembrerebbe. L’acqua viene trasportata dal continente, l’élettricità è rumorosamente prodotto da un impressionante gruppo elettrogeno Kuniz, 5 ore al giorno. I rifiuti sono ritirati ogni tanto ed a costi elevati e trasportati verso il continente. E a mezzogiorno oggi c’è della tartaruga!

Qualche famiglia si è installata un po’ più lontano, su di una parte della barriera innalzata di qualche strato, in magnifiche abitazioni a due piani : una piattaforma di vita ombreggiata in basso, al piano vista sulla laguna .

All’alba, zigzaghiamo attraverso le patate di corallo per fare rotta verso il paese dei Kunas ; unica etnia del mare dei Caraibi ad essere riuscita a preservare la sua identità e la sua indipendenza, tutto un programma !
[nggallery id=259]

Giorno del compleanno : La Marina Colombiana ha fatto le cose in grande!

Oups, abbiamo giusto dimenticato i nostri compleanni e quindi restiamo in Colombia ancora per qualche giorno. Le carte sono già fatte, officialmente abbiamo lasciato i territorio dall’8. Ma non possiamo andarcene cosi’, in pieno carnevale… e neanche pagare il Cruising Permit, troppo caro per il nostro portafoglio. Siamo dunque nella clandestinità : illegali in Colombia, ma probabilmente non siamo i soli.
[nggallery id=254]
Il 9 per Silvia abbiamo fatto semplice, ma il 10 per Eliott, la Marina da Guerra ha fatto le cose in grande. Le regine di bellezza della finale del concorso nazionale sono imbarcate sulle scialuppe della nave scuola GLORIA, l’equivalente della nostra AMERIGO VESPUCCI ! La scenografia è dunque pronta : le Miss , i marinai in costume di parata sui loro canotti di salvataggio, tutti vestiti di bianco, un cordone di sicurezza flottante e tutte le vedette della Marina, per assicurare lo spettacolo, e naturalmente l’elicottero per fare delle belle riprese dall’alto.

Dalla città vecchia verso l’uscita della baia, le belle signorine tutte in bikini rosa si ondulano sulla prua dei canotti, lungo le tre miglia del percorso. I marinai remano assiduamente poichè i 10 nodi al traverso sono difficili da affrontare sulle loro grandi baleniere con grande presa al vento. I timonieri seguono piamente il lungo corridoio gelosamente custodito dai loro colleghi kakis, sui grossi semi-rigidi mega-spinti da 3 motori di 350 cavalli ciascuno, tra i grattacieli ed il famoso cordone a 100 metri dalla riva.
[nggallery id=255]
Al di là della zona di sicurezza, è la follia : dal giovane pescatore in canoa fino al ricco proprietario di un Ferreti 70, passando alla improbabile famiglia franco-italiana sul suo mini-dinghy di 9 piedi (noi), tutti quanti puntano la propria prua e mettiamo la pressione sulla famosa ligna di nylon che normalmente dovrebbe proteggere le bellezze che si agitano dall’altra parte.
Lo spettacolo maggiore è chiaramente tra la folla : le donne latine in bikini ridotto, sugli yachts, rubano il trono alle Reginette, i machos spruzzano a 360° le bombole di schiuma, le pistole ad acqua o i secchi di farina. I motoryachts sono ricoperti di poster immensi che vantano i pregi della loro eletta che sfila.
[nggallery id=256]
Ma senza farlo apposta, la Marina richiama il centro dell’attenzione in maniera del tutto inattesa.

La marea è troppo bassa ed in mezzo al percorso le baleniere fin’ora regolarmente distanziate si incagliano pietosamente su un banco di sabbia. Una, due, poi tre… Alla fine, tutta la flotta si ritrova ammucchiata a 10 metri dalla riva. Le pale dei timoni saltano, i marinai posano i lunghi remi e tentano di liberare il loro simboli di potenza nazionale dalla cattiva sorte nella quale si sono impantanati. I timonieri saltano in acqua, manipolano le pesanti pale scardinate. In sostanza, la Marina naviga in cattive acque, sotto gli occhi di una decina di migliaia di spettatori e probabilmente di qualche milione di TELE-spettatori.

Allora entrano in gioco le truppe d’assalto, sui gommoni super motorizzati. Corrono alla riscossa sul banco di sabbia e si arenano anche loro. Le mitragliette, fin’ora portate fieramente sono presto depositate ed entrano in gioco le piccole pagaie. Ci fanno quasi pena e la tentazione è di prestare loro aiuto, ma non ci muoviamo per paura che cio’ venga preso male. Poichè attualmente siamo clandestini  ! Le miss alle volte traballano, sbalottate sulla prua delle scialuppe infuriate, ma mai si scompongono, mantenendo i loro sorrisi in mezzo al panico del fuggi fuggi generale.
[nggallery id=257]
Ma tutto è bene quel che finisce bene e noi ci siamo ben divertiti un sacco !
[nggallery id=258]

Cartagena delle Indie, Colombia

Dopo 5 giorni di navigazione, passiamo una settimana all’ancora davanti al le Club Nautico di Cartagena, tra i grattacieli in riva al mare ed il terminale dei container. Non siamo a New York, ma quando calano le prime ombre della sera, la baia s’illumina di mille luci. Siamo al nord dell’immensa laguna che abbiamo penetrato dalla “porticina” ovvero Boca Grande, chiusa da una diga sottomarina lunga più di un miglio, eredità di un passato guerriero molto attivo.

Una breve passeggiata in città ci dà subito il tono della settimana : VISITE e cio’ farà gioire i curiosi e brontolare i brontoloni.

Visita dell’antica città innanzitutto, classificata dall’UNESCO evidentemente; magnifica, non ne dubitavamo.
[nggallery id=249]
Visita del Musero Navale incredibilmente ben organizzato e pieno di risposte alle domande che ci tintinnavano da qualche mese.
Quanto tempo è occorso per costruire il più grande castello spagnolo del Nuovo Mondo ? 1 anno.
Ma chi lavorava alla sua edificazione ? Gli schiavi ed i prigionieri, naturalmente.
E gli indiani allora, erano veramente cannibali ? A quanto pare si, ma unicamente per fini guerrieri e mistici…
[nggallery id=250]
Visita del Castillo San Felipe , massiccio, tortuoso, suddiviso ed attraversato da tunnel a metà innondati, bordato da 4 linee di cannoni impressionanti, teatro di incredibili vittorie e disfatte.
[nggallery id=251]
Visita del Cerro la Popa, un punto di vista panoramico sul campo di battaglia, all’epoca impenetrabile ed infestato dalle zanzare portrici della febbre, la mangrovia, trasformata oggi in bidonville, le isole, la città, i forti e le fortificazioni.

Per puro caso, il nostro soggiorno corrisponde alla festa dell’indipendenza. E cio’ si traduce in una settimana di carnevale. Tirate fuori le bombe, i barattoli di pittura ed i sacchi di farina, i costumi, le miss, i carri ed i tamburi. Si parte per una settimana di sfilata, musica e danze !
[nggallery id=252]


Esitiamo un po’ a prolungare il nostro soggiorno al di là della settimana accordata dalle autorità. Infine proseguiamo la nostra rotta verso le isole San Blas, appena dopo aver ricostituito la cambusa per un milione e mezzo di pesos !
[nggallery id=253]