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Il paese del Nickel.

Quattro ore di navigazione a motore ci portano a El Estor, curiosamente situato all’Ovest del Lago Izabal. In una borgata guatemalteca che immaginavamo insalubre, o quantomeno fangosa, che si rivela incredibilmente pulita, ben tenuta e ben equipaggiata …. Le larghe strade ben illuminate sono meticolsamente pavimentate. Il municipio è nuovo ed anche le Chiese. Anche i quartieri più isolati sono puliti ed i giardini ben curati, beneficiando probabilmente della manna che rappresenta la mina del prezioso minerale in attività a meno di due kilometri.
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Alle porte d ‘El Paraiso.

Una riviera scottante che si getta con una magnifica cascata in una riviera gelata. Una fossa attorniata da un promontorio naturale alto più di sei metri. Oggi scopriamo …. El Paraiso.
Risaliamo fino alla calda sorgente e ci immergiamo in un bagno di fango rigenerante. Ricoperti di argilla zolfata, ci tuffiamo in seguito uno per uno nell’acqua rinfrescante in basso, nonostante l’apprensione ma spinti dall’effetto del gruppo. Solamente Kicco vincerà la sua paura e riuscirà un salto mortale seguito da un atterraggio facciale incontrollato, ma senza farsi troppo male…

Nonostante la pioggia a catinelle, proseguiamo l’esplorazione del Paraiso. Da un’altura, ci infiliamo in una gola di calcare odorante l’incenso ed il fuoco a legna. Si tratta di un sito sacrale nel quale gli chamani maya vengono onorare le loro divinità con le candele ed i bastonicini profumati. Più avanti, i pippistrelli ci sfiorano i capelli ed i visi mentre accediamo ad una sala nella quale infine possiamo tenerci in piedi. Il suolo è ricoperto di escrementi ed anche noi in seguito al nostro lungo percorso con la pancia a terra. Qui torniamo indietro prima di rischiare di perdersi.

Di ritorno nell’acqua ghiacciata che sgorga dalle profondità della roccia calcarea, ci immergiamo nuotando con la lampada frontale nel ventre della terra. I più temerari raggiungono una cascata sotterranea dopo duecento metri di oscura natazione e controcorrente, tra i pippistrelli affollati : straordinario e selvaggio.

L’avventura termina con un’ultima doccia calda e zolfata. Poiché è già l’ora di rientrare in « chicken-bus », schiacciati come delle sardine !
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Cantiere: andate direttamente alla casella “cantiere” senza passare dalla casella di partenza.

Occorrerà una settimana di lavori per effettuare fino alla minima riparazione e dipingere la scocca del nostro destriero, se tutto va bene.
In breve, il nostro cata si rifà bello mentre noi pazientiamo pazientemente all’hotel!

I grandi ne approfittano per avanzare nel loro lavoro scolastico, sempre via internet. Keliane invece perfeziona la sua tecnica per mettere sottosopra l’albergo, tra una nuotata e l’altra. Silvia corre dietro alla sua figlia scatenata e sostiene i grandi a fare i compiti. Boris lava la barca da cima in fondo, cogliendo l’occasione di essere solo a bordo, effettua le riparazioni che attendono da mesi e finisce infine la sua lunga lista.

L’hotel e’ molto accogliente ma caro; siamo impazientì di ritornare a bordo e ritrovare la nostra cucina e tutto il nostro piccolo mondo.
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Le gaz a Izabal !


Casualmente la squadra di Vela Olimpica del Guatemala partecipa ad una regata organizzata sul lago Izabal, a due miglia da Fronteras. Senza esitazione, Eliott infila la sua licra, i calzari e raggiunge il contingente dei giovani ragatanti venuti dal lago Amatitlan per fare strage.

Emiliano, l’allenatore argentino parla italiano, fortunatamente per Eliott che ha ancora qualche difficoltà con lo spagnolo. L’allenamento si svolge bene nonostante i sei mesi che ci separano da Schoelcher, la sua ultima regata ed il suo ultimo colpo di timone.

Integrati come dei principi dalla squadra guatemalteca,  imprestano ad Eliott una vela più adatta ed uno scafo meno rovinato per regatare ad armi pari e papà Boris si ritrova sul Laser senza aver domandato nulla : che accoglienza !
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Tre giorni di regata più tardi, i nostri due ragazzi si sono veramente divertiti con questo gruppo molto unito ed incredibilmente accogliente. Sono stati persino invitati al centro di allenamento nazionale per condividere il quotidiano di Perez, Hernandez o Benett, campioni in erba che navigano 5 giorni su 7 fin da piccoli… La tentazione di parteciparvi è forte !
Poiché qui, la squadra è spesata direttamente dal Governo. Gli sportivi che vengono dalle classi sfavorite ( questo aggettivo ha qui un senso tutto particolare, uno stipendio « normale » raggiunge appena i 200US$ mensili) sono individuati fin dalla più tenera età e presi in carico al 100% dal comitato olimpico che non lesina sui mezzi materiali ed umani per far progredire questi ragazzi.
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I Paesi, le lingue, i concorrenti, i metodi di formazione, le sovvenzioni ai corridori cambiano, ma non i risultati : Eliott esplode alla maggior parte dei percorsi davanti agli amici di 14-15 anni che pertanto sono di ritorno dal campionato mondiale ! Il suo risultato finale sarà svantaggiato dalle prime due regate abbandonate a causa della rottura del piede dell’albero ; finisce dunque secondo alla classifica generale.

Sul lago Isabella Eliott l’ha scampata bella : Bravo Eliott !
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El Chal : l’estremo opposto

Sulla via del ritorno, ci fermiamo a El Chal sui consigli della guida Lonely Planet.
Alla stessa distanza dalla frontiera messicana che il suo omologo Mayapan, il sito aspetta da molto tempo le autorizzazioni necessarie alla sua esplorazione. Nascosto nella jungla, scopriamo qualche tumulo che circonda una grande piazza al centro della quale troneggia uno stelo gravato, immenso ma rovinato dalla pioggia.

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Tikal: giusto perfetto!

Questa volta, i maya hanno fatto le cose in grande, massivamente…una tendenza generale che qui si esprime nella verticalità. Con il giovane equipaggio Roxana, siamo sul piede di partenza già all’alba, pronti ad affrontare i 10km di sentiero che ci condurranno da un tempio ad una piramide, da uno stelo ad un altare sacrificale, dalla Gran Plaza al gioco della pelota.

Un po’ come nel Chiapas, a Palenque, ci incamminiamo nella foresta tropicale umida. Abbiamo la fortuna di osservare le scimmie urlatrici e le scimmie ragno, dei pavoni reali, degli agosti, diversi uccelli magnifici e per la prima volta dei tucani, di cui alcuni reali; infine incontriamo un gruppo di pizotes, animale sconosciuto fin’ora. I bambini sono entusiasti, così come i grandi.


Terminata la gita tranquilla e la scalata sportiva delle ripide piramidi, raggiungiamo l’hotel in riva al lago per qualche tuffo rinfrescante nella piscina e…un Cuba Libre rilassante.

Dura la vita d’esploratori!
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Giorno di rientro.

Niente corsi oggi, ma recupero e riordino.
In ogni caso, non abbiamo ancora ricevuto il materiale didattico. Il rettorato blocca ancora l’autorizzazione necessaria per una scolarizzazione “normale”.

Il giro. E se dovessimo rifarlo?

Visiteremmo senza esitare: la città vecchia di Antigua, il villaggio San Pedro lungo il lago Atitlan, San Francisco en Alto all’alba quando le strade immerse nella nebbia nascondono i mercanti di frutta e verdura, di carne o di abiti contraffatti. Momostenango per la camminata in montagna e Zunil per l’ecolodge.

Risaliremmo di nuovo i vulcani San Pedro per la vista, Santiaguito per lo spettacolo e Pacaya per i dolcetti.

Consacreremmo probabilmente una giornata per divertirci al parco d’attrazioni locale. Visiteremmo una piantagione di caffè durante la raccolta quando i frutti sono maturi, ma questo periodo e’ compreso tra novembre e febbraio.

Per contro non andremmo sulla costa Pacifica preferendo consacrare più tempo agli altipiani e soprattutto andremmo a Todos Santos.
Per finire, non partiremmo a visitare i musei della capitale di lunedì … Giorno di chiusura!
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Antigua: la fine di un mondo.

Sbarcati a Santo Domingo, gli esploratori del nuovo mondo hanno ben presto colonizzato Cuba, il Messico, l’America Centrale e l’America del Sud… Ed e’ ad Antigua Guatemala che avevano stabilito il comandamento generale di questa grande razzia, di questa carneficina culturale. Diversi secoli e qualche sisma più tardi, la città ci appare pulita e sorvegliata.
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Video camere,QG vigilante, polizia armata ad ogni angolo della via, commando d’intervento rapido alla minima infrazione di guida. L’ex capitale non ha più nulla di guatemalteco, salvo la popolazione maya, che commercializza qualche articolo artigianale a prezzi incredibilmente bassi in alternativa ai salari illegali offerti nelle piantagioni di zucchero o caffè nei dintorni. Evidentemente, il quetzal nazionale qui non ha più corso, il dollaro e’ padrone!

Durante i diversi terremoti le chiese sono state quasi tutte distrutte, ma la dominazione spagnola non ha vacillato!

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Esistono ciò nonostante ad Antigua dei luoghi magnifici da visitare, scoprire, fotografare, dove alloggiare o mangiare. Vi passiamo dunque quattro giorni incantevoli, in un castello che condividiamo con il gentile personale, ancora meglio che a casa!
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AutoSafari Chapin

Niente surf oggi, pazienza; proseguiamo fino all’Auto Safari Chapin ancora un po’ più’ a sud.
Keliane si installa al volante per accompagnarci attraverso i diversi recinti. A meta’ percorso papà ha già scaricato la batteria della sua macchina fotografica (e pertanto non e’ stato a Sicapate che ha avuto l’occasione di scattare un mare di foto …)


Arrivati difronte al re degli animali, la nostra principessa apre la portiera perché vuole scendere … Un po’ agitata, Silvia blocca l’automobile giusto il tempo di recuperare la figlioletta e ripartire a tutto gas in direzione dell’uscita…Tutto questo can can ha perturbato, l’ormai unico, safari-reporter Eliott. Per fotografare il leone, occorrerà ritornare!
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